Siamo curiosi di scoprire perché alcuni professionisti hanno scelto di fare il veterinario e come è nata l’idea. Chiediamo al Dott. Achille Schiavone, Professore Associato di Nutrizione e alimentazione animale del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino
Achille Schiavone è “nato” veterinario: intorno ai 15 anni sapeva già di voler diventare veterinario. Fin da bambino la passione per gli animali gli è stata trasmessa dai famigliari: “Mia nonna materna – racconta il professore – mi ha dato massima libertà di allevare galline, anatre, l’asino, pecore, piccioni, cani e gatti. Ma anche mio nonno paterno, il quale aveva la passione per le galline nane e mia madre che mi ha consentito di adottare il primo gatto di casa quando avevo 13 anni”.
L’idea di diventare veterinario è arrivata dalla lettura e soprattutto dai romanzi di James Herriot, primo fra tutti “Creature grandi e piccole”, che se non conoscete vi consigliamo di leggere. L’input fondamentale invece è arrivato grazie al contatto diretto con gli animali che secondo Achille sono stati amici fedeli.
Quando era ancora adolescente, grazie alla convivenza con numerosi animali di campagna, ha potuto fare le sue prime piccole esperienze di “soccorso”. Era consapevole che il piano di studi per diventare veterinario sarebbe stato molto impegnativo ma non si è fatto scoraggiare. Al contrario, è stato proprio l’amore per gli animali ad aiutarlo a scegliere il suo percorso di studi: “All’inizio non sapevo di preciso di quali animali mi sarei occupato – racconta – ma poi ho scoperto che potevo approfondire studiando, proprio la mia grande passione per le specie avicole, ancora poco studiate a veterinaria e anche per questo una maggiore soddisfazione per saperne di più”.
Il Professor Schiavone durante e dopo gli studi si è potuto specializzare in diversi ruoli esercitando sia come docente che come ricercatore, come nutrizionista, etologo, chirurgo e comportamentalista: “È stato un grande ampliamento di orizzonti, il dottorato di ricerca in nutrizione delle specie avicole mi ha permesso di lavorare con grande intensità e passione con questi animali, inoltre la possibilità di partecipare a congressi internazionali mi ha aperto mille finestre sul mondo. Grazie ai miei amati polli ho potuto viaggiare in tutto il mondo!”.
I gatti sono stati e sono tuttora i suoi compagni nella vita domestica, Brio e Leo fanno infatti parte della famiglia, ma i polli e anche le anatre e i fagiani sono stati i più studiati dal professore durante il dottorato: “È stato molto emozionante vivere a stretto contatto con gli animali nell’azienda zootecnica dell’Università di Pisa, dove ho svolto il dottorato; era un contesto meraviglioso ai bordi del parco San Rossore e a soli 7 km dal mare, a San Piero a Grado; qui ho potuto maturare l’esperienza di allevatore e manager aziendale, almeno 200 avicoli tra anatre, fagiani e polli di varie razze, magnificamente allevati all’aperto.
Occuparsi in termini scientifici di un animale da compagnia, come il cane o il gatto, rispetto per esempio ai bovini o agli equini è completamente differente, ma pur sempre affascinante ecco perché il professore consiglia ai giovani che si stanno orientando verso questo tipo di studi di “seguire i propri interessi e allo stesso tempo aprirsi alle contaminazioni che il percorso di studio offre; in sintesi uscire dalla visione stereotipata e romantica del veterinario”.
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